Ricordi Milanesi a cura di .... Acr...
EL PRET DE RATANA’
Don Giuseppe Gervasini
Giuseppe Gervasini nasce il 1 marzo 1867 a Rubarello di S.Ambrogio Olona, primogenito di Giuseppe, tagliapietre di professione, e di Luigia Molinari, assistente alla filanda nella casa, tutt’ora esistente, posta ai bordi della strada che porta a Santa Maria del Monte sopra Varese, oggi Sacro Monte. Superati periodi di difficoltà’ economiche , la famiglia Gervasini accresciutasi nel frattempo di altri quattro figli morti in tenera età, gode di un discreto benessere che permette a Giuseppe di proseguire gli studi iniziati a Varese e proseguiti al collegio-convitto C. Colombo, dove inizia il ginnasio. Dopo la morte del padre avvenuta nel 1880, la mamma Luigia, per assecondare il desiderio del figlio di intrapprendere la via del sacerdozio, lo iscrive al collegio fondato da Don Bosco, a quei tempi ancora vivente, di Torino Valdocco. Tornato in Lombardia frequenta la terza liceo a Monza e , dopo la morte della madre nel 1885, passa al seminario teologico di corso Venezia a Milano dove termina gli studi, interrotti solo dal servizio militare prestato a Caserta quale addetto alla sanità ( 1887-1888 ). Qui a contatto con la sofferenza e la malattia, sviluppa una prima conoscenza di mali e rimedi e scopre forse il dono o carisma della guarigione. Ordinato sacerdote nel Duomo di Milano l’ 11 giugno 1892, celebra la sua prima messa a S.Ambrogio Olona. Inizia qui la sua vita di sacerdote sicuramente “scomodo e originale”, visti i suoi continui trasferimenti da un posto all’altro. Lo possiamo ricordare a Pogliano Milanese , a Cabiate, a San Vittore al Corpo di milano, a dergano, a Peregallo di Lesmo, e a Retenate. E’ proprio questa località che lega in modo indissolubile il suo nome con quello di don Gervasini, chiamato in seguito EL PRET DE RATANA’. La sua fama valica i confini di Retenate e da Milano e da altre zone, cominciano ad accorrere decine e decine di persone richiamate dalle sue doti di guaritore.
Finalmente , nel 1926 all’età di 59 anni, si trasferisce nella casetta di via F.lli Zoia 182 a Milano, lasciatagli in dono da una persona in seguito ad una guarigione avvenuta. E’ in questa casa che i più lo ricordano ed è qui che finalmente può operare a tempo pieno dedicandosi a coloro che il Signore porta a lui. La sua fama valica i confini della città , della Lombardia e dell'’ Italia : da lui arrivano persone da ogni luogo richiamate dalle strabilianti guarigioni e conversioni, dalle infallibili cure , soprattutto spirituali , che don Gervasini elargisce quotidianamente. Persino la fermata del tram , linea 34, di via Forze Armate a cui si scende per andare in via F.lli Zoia, viene detta “ fermata Gervasini “. In questa piccola casa , chiamata poi “ casa dei miracoli” , si compiono davvero miracoli quotidiani. Dove può don Giuseppe cura e guarisce, dove non può aiuta a trovare la rassegnazione e la serenità nell’accettare la malattia. A volte è molto brusco, soprattutto con le donnette pettegole. Ma è un burbero terapeutico : una buona sferzata, uno schiaffo psicologico a volte servono più delle parole. Sa anche essere dolcissimo , specialmente con i bambini e con coloro che vede veri e sinceri nell’accostarsi non a lui , in quanto si proclama sempre strumento della Grazia Divina, ma alla Fede in Dio. In una visione olistica della malattia , don Gervasini sa che non esistono malattie del corpo, ma malattie dello spirito che il corpo solo esprime. A cosa varrebbe curare un corpo se la radice del male, che sta nello spirito, non viene aggredita e rimossa ?
Il male, in tutte le sue forme, è ciò che don Gervasini ha combattuto per tutta la vita. Molti credono fosse un esorcista e che avesse operato straordinarie guarigioni. Si sono raccolte solo testimonianze verbali di gente che dice di sapere che...
Un cenno particolare meritano la stima e l’amicizia reciproca che regnarono tra don Gervasini e il Cardinale di Milano Ildefonso Schuster, oggi Beato. Si dice che il Cardinale si accostasse al confessionale di don Giuseppe e che , comunque, fossero numerosi gli incontri tra i due in quello che si può definire un sodalizio spirituale. Forse la provenienza dall’ordine benedettino, la cui regola monastica “ ora et labora “contempla la preghiera, la cura delle anime ma anche quella dei corpi, lo studio e l’applicazione delle piante medicinali, rendeva particolarmente vicino al Cardinale Schuster questo prete, anomalo per quei tempi, ma perfettamente in linea con le figure di sacerdoti guaritori propri di altre epoche. Certo che il Cardinale gli fu vicino per tutta la vita, volendolo accanto a se alla posa della prima pietra della chiesa di Sant’Elena nel 1938. Negli ultimi anni della sua vita, stanco per la costante attivitè, per l’età, per la malattia, al primo piano della casetta il Cardinale Schuster gli aveva consentito di erigere una piccola cappella dove celebrare quotidianamente la S. Messa. Le sue giornate erano sempre uguali : si alzava prestissimo ed iniziava a ricevere i visitatori per tutto il giorno. Raramente usciva se non per brevi passeggiate nei prati attigui. Solo una volta nel 1931, dal 13 al 19 settembre, si allontanò per effettuare gli esercizi spirituali presso il convento dei Padri Passionisti di Caravate . Esperienza dalle quale don Gervasini uscì trasformato, quasi trasfigurato, come testimonia il parroco di Quino Romano , don Bollini, che gli restò accanto per tutta la vita. Sabato 22 novembre 1941 a settantaquattro anni don Gervasini, assistito dalla devota Carolina Malinverni, da Teresa Brusoni, dal fedele chierichetto Felice Trianti, con il conforto della benedizione del Cardinale Schuster , alle nove del mattino lascia la vita terrena. Ai suoi funerali partecipa una folla enorme. Ricchi, poveri, sono tutti uniti nel cordoglio per la morte del loro benefattore. I fedelissimi aprono una sottoscrizione perché venga sepolto al Cimitero Monumentale di Milano. A loro spese comissionano un monumento funebre in bronzo con un’epigrafe che dice: “ Al pio sacerdote don Giuseppe Gervasini che prodigò carutà e scienza ai poveri e ai sofferenti. I beneficiari posero.” Inizialmente viene sepolto nel settore B, ma dopo 15 anni, visto il continuo afflusso di fedeli, si decide di trasferirlo in uno spazio più ampio nel settore 20, n° 93, allo stesso posto dove si trova oggi. Anche il monumento è lo stesso, cambia solo l’epigrafe che oggi dice:” Sacerdote don Giuseppe Gervasini 1867 / 1941 la fiumana dei tuoi beneficiari ti ricorda e ti ricorderà sempre.”
< notizie raccolte da testi scritti dalla dott.ssa Elena Semenza e dal Gruppo devoti del Pret de Ratanà >.
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Postato da da.. ESSEMME su I Libri di a.c.r. il milanese "isolinolombardoligure@jumpy.it" il 7/24/2008 01:53:00 PM
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A “mesc’iass” fòrsi l’è mej Quej che sa la ciappen cont i forest e i costumanz divers, fòrsi sann nò quanti ròbb ai temp indree s’evom pers..(segue) Traduzione: A “mescolarsi” forse è meglio Quelli che se la prendono con i forestieri ed i costumi diversi, forse non sanno quante cose negli anni passati si sono persi.(segue) Cavales, luj 2010-2018 Lucio da col(P.Gaggianese) ..l'amore è come una candela.. solo quando è spenta t'accorgi della luce che dava! R_ Adess l'è Natal, pasqua..ferragost!
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